Il nuovo Codice Deontologico: un “vecchio amico” ancora aitante, ma con qualche ruga che non riesce ad appianare, problemi di memoria e una leggera zoppìa.

Il tempo passa e segna il cambiamento per tutto. La crescita e l’evoluzione contraddistingue ogni cosa, per la natura, per l’uomo. Il trascorrere degli anni, come durante un incontro con un caro amico ci insegna che il ricordo che abbiamo di lui cambierà nell’immediato al momento del primo sguardo, spazzando via la “foto” di come lo lasciammo. Cosa succede in un lasso temporale di 10 anni? In un periodo così lungo, la metamorfosi pensata e prevista, di sicuro avrà sortito un effetto imprevisto e ci prepariamo al peggio, prima dell’arrivo: la catastrofe del mancato eventuale riconoscimento è dietro l’angolo e non vorremmo fare figure meschine nel non identificare subito il vecchio conoscente. Avrà cambiato fisionomia? Avrà mutato il modo di pensare?
Per 10 anni tondi si era allontanato e l’altro giorno si è rifatto vivo il mio amico e di tutti noi infermieri: il Codice Deontologico. Era proprio il 13 aprile, era venuto a trovarci per Pasqua.Come ogni volta, appare immediatamente aitante, forse troppo, e ciò mi preoccupa. Mi accorgo che cela acciacchi in varie parti del corpo, la sua senescenza purtroppo brilla in tutto il suo splendore. Infatti, nonostante il tempo passi, a decenni cadenzato, intuisco il vecchiume che si trasporta nella ormai logora 24 ore da viaggio (gira in tondo la patria penisola facendo visita alle coscienze di 450.000 infermieri sparsi e chini sul lavoro). Vorrebbe ogni volta farsi accettate così com’è, ma invano: non riesce a nascondere i difetti ad occhi attenti o a chi gli si avvicina e gli cammina a fianco, desideroso di sentire dalle sue parole qualche lieta e innovativa novella. Ma ahimè molto spesso da un ventennio a questa parte molto poche sono le notizie positive dal fronte.
Quindi, a dire il vero non l’ho abbracciato subito, quasi non lo riconoscevo, e tutt’ora mi lascia perplesso quel suo volto non tanto “amico”. Lui contento e tutto fiero mi ha subito aperto quel cimelio di valigia ed una cascata di articoli, ben 53 sono sbucati con un balzo improvviso.
La mente non lo aiuta tanto, sono dispiaciuto per lui. Mi aveva promesso che al suo ritorno avrebbe portato qualcosa in valigia, per debellare il demansionamento, ma è stato un bugiardo. Secondo me non sta prendendo la terapia. Dovrò avvisare chi ce l’ha in cura.
Mi ero distratto un attimo e all’improvviso sono sbucati dal logoro doppiofondo uno strofinaccio, un detergente e una scopa. E lì nell’angolino un collare e un guinzaglio, con attaccata una medaglietta rifulgente un incisione a lettere anticate “O.S.S.”, dicevano.
Gli ho chiesto chiarimenti. E una lacrima gli scese dall’occhio buono (l’altro lo tiene bendato da tanto), e mi ha detto che non riesce a separarsene, tant’è l’affetto provato.
Ogni volta è il solito, non si smentisce mai. Ne aveva di cose un po’ strane lì dentro, un minestrone di articoli che avrò modo di approfondire pian piano. Vorrei capire, aprire gli occhi, non come lui, che per un scherzo della natura, non può. Cercare di camminare con le mie gambe, guidato da una coscienza non indottrinata acriticamente.
Perciò mi ha lasciato la vecchia valigia ed è andato via, lui dice a girare l’Italia per farsi conoscere e capire da tutti gli altri infermieri.
Ed io subito, ho pensato che sarà difficile.
Ci vuole altro.
Innanzitutto partendo da una nuova valigia.
E poi subito all’opera per cambiare e rottamare qualche articolo.
Quasi dimenticavo. L’ho guardato andare via, e mentre si allontanava…
Zoppiacava da tutt’e due le gambe.
Non ci siamo salutati.

Ufficio Stampa Apsilef Inf. Legale Forense Giovanni Trianni

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