Siamo tutti sulla stessa barca dal nome “specialistica” Chi ha paura dell’Infermiere “speciale“?

Ho sempre pensato che gli astronomi facciano un lavoro meraviglioso, che portano avanti con passione, instancabilmente per tutti i giorni della loro vita. Sempre impegnati a cercare di scovare nuovi pianeti e nuove stelle al di fuori nel nostro Sistema Solare. Per non parlare poi dell’impegno profuso ad individuare nuove forme di vita! E’ il massimo, secondo il mio punto di vista. Un piacere superlativo. Ma quanto studio!

Un lavoro certosino, di precisione, quasi prendessero per sfinimento le stelle e i pianeti che prima o poi saranno costretti a fare capolino nelle loro potenti lenti o apparecchiature elettroniche.

Sono sicuramente molti i lavori di attesa, a questo mondo. Compiti seri, in cui il valore dell'”attendere” giustifica la tanto agognata e preziosissima mèta, come ancora gli scienziati, i ricercatori a tutti i livelli e di ogni ramo, i pescatori, il “lavoro del disoccupato“,ecc..

Ma non voglio, non accetto che in questo “circolo”, vi possa far parte l’infermiere: ho paura che diventi solo per esso..”vizioso”.

Proprio in momenti come questo è pericoloso restare in attesa, stare sulla riva del fiume (come in un famoso adagio), e veder passare la nostra divisa…a brandelli…

E’ rovinoso far finta di niente e guardare il cielo come gli astronomi. Loro sono giustificati!

Il nostro telescopio ha tante piccole lenti e in ognuna riflette nitidamente un passagio della nostra professione che ci deve rendere fieri e lungimiranti.
Ma se ci fermassimo a pulire bene queste lenti, noteremmo che strofina e strofina, in realtà non è la lente ad essere sporca, ma è l’immagine ad essere sfocata, poco chiara, intrisa di aloni, sfuggente tanto da divenire subdola.

Allora è arrivato, penso, il momento di lasciare i telescopi, attrezzi che non ci competono: ciò che ci interessa è qui vicino, di fronte a noi. Se ci sta sussurrando, quasi noi chiudiamo gli orecchi per il fragore che produce, tanto è vicino.

Non riusciamo a capire che l’accordo siglato lo scorso settembre tra la FNOPI (galassia lontana la cui luce ci giunge flebile e offuscata) il CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) e il CNF (Consiglio Nazionale Forense) sta a cuore a tutti e ci penalizzerà tutti, noi specialisti, si, ma aggiungo noi tutti infermieri volenterosi di apprendere, di studiare, di conoscere l’evoluzione della nostra sfera professionale, di farci valere e di volere, perchè no, la possibilità di contribuire col nostro operato trasformarci quasi in “garanti” della disciplina appresa davanti…agli uomini e davanti al cielo! Siamo o non siamo una professione intellettuale?

La Legge 43/2006 definì la figura dei Professionisti Sanitari Specialisti, cioè in possesso del Master, spingendo moltissimi di noi a frequentarne uno, soprattutto quelli di I Livello, grazie anche alle linee guida della Federazione IPASVI, sia in forma residenziale che in FAD.

Ci siamo onorati quindi e ci fregiamo di vari titoli, io prima di voi, di specialità, alla stregua di piatti esotici, di acquisizioni di saperi, e poi cosa facciamo? Ci sediamo ad aspettare che nevichi nel deserto?

Leggo, ascolto o voi mi dite: esperto in vulnologia, clinical risk management nurse, alta formazione in wound care, funzioni di coordinamento delle professioni sanitarie, esperto in area critica, ecc.. E io mi chiedo: ma per caso state lavorando, applicando le vostre super competenze? La vostra Azienda le riconosce grazie agli infiniti DIPARTIMENTI INFERMIERISICI sparsi sul territorio italiano? Vi pagano di più per questo? Anzi vi demansionano proprio perchè ritengono che abbiate alzato troppo la “cresta“?

E poi un’altra domanda è d’obbligo: voi colleghi con la Magistrale, vi è stata data la possibilità di mettere in atto le vostre strabilianti (consentitemi l’eccesso verbale) competenze? O siete mai come adesso sempre più soli e uguali a noi poveri?

Forse no, probabilmente non tutti, spero tanti.

Non capiamo che colpire una specializzazione infermieristica come quella forense, vuol dire colpirle tutte.

Se il significato dell’accordo tra FNOPI-CSM e CNF vuol dire “sottilmente“ che la specializzazione acquisita non ha valore se non si è in possesso della Magistrale, vuol dire che anche il wound care, il risk-management, il coordinamento, la formazione specialistica nelle vie venose, e tanti altri aspetti, non possono essere valorizzati se non si cresce di più passando dal Masterificio (come piace a molti definirlo) al Dirigentificio.

Da più parti, qualche giurista-collega e qualche collega-in-giurista, schierati a difesa di “non-alte-mura-di-un-castello-incantato“, ci raggirano con discorsi che si allontanano dalla verità, spostano l’attenzione altrove, volendo dimostrare oltre all’inesistenza, anche la inutilità di suddetta specialistica.

Prima o poi avranno l’incarico di “sparare“ altrove, per colpire a tradimento anche tutte le altre specialistiche che prima ho accennato.

Vi esorto a pensare che la ferita è già aperta, “sanguinate“ anche voi e forse, ancora non ve ne accorgete. Fate qualcosa prima che sia troppo tardi.

Hanno paura di noi tutti, si ha paura di saturare un mercato prezioso, impreziosito dalle nostre conoscenze e dai tanti sacrifici fatti sino a qui. Saturarlo e strapparlo ai soliti, strapparlo ai pochi che ora orbitano intorno alla Galassia FNOPI, milioni di anni luce lontana dal vero campo d’azione, è un affronto a cui si è dato azione solista, senza infatti consultare gli OPI e la Consulta.

Facciamo qualcosa noi tutti specialisti, facciamo qualcosa noi tutti Infermieri.

Apriamo il sipario al palco delle Associazioni, molto nascoste ultimamente.

Non capiamo infatti, essere tutti sulla stessa barca alla deriva. Un unico barcone che vuole approdare in più porti. Il nostro scafo ha una falla, stiamo imbarcando acqua e nessuno si adopera con un secchio.

Il navigare di notte poi è difficoltoso.

Dalla Galassia Lontana non arriva luce a guidarci, anzi ci confonde con illusori ed inutili riverberi.

Quando sentiremo le ginocchia umide, sarà troppo tardi.

Infermiere Legale-Forense Giovanni Trianni, Ufficio Stampa APSILEF

 

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