Indagini, sequestri, interrogatori per comprendere gli errori nell’emergenza Covid-19 : tutti addosso alle Strutture sanitarie

L’emergenza si è attenuata, forse cova sotto la cenere, ma in un momento di lucida riflessione si vuole capire e vederci chiaro circa le responsabilità. Ora le Strutture sanitarie si sentono circondate e innumerevoli minacce si stagliano all’orizzonte. Le migliaia di morti ed i contagiati lo chiedono, i familiari delle vittime già sul piede di guerra invocano e pretendono di far valere i propri diritti per dare voce a chi non c’è più; i sanitari denudati della dignità di lavoratori e abbandonati in un mare in tempesta si rivoltano contro a giusta ragione.
RSA, Case di Cura, Ospedali, Strutture sanitarie varie, non si risparmia nessuno.


L’esempio della Procura di Torino che ha costituito un pool “anti Covid-19”, potrebbe presto allargarsi al resto del Paese. Da nord a sud l’apertura di fascicoli si sussegue, epidemia colposa, omicidio colposo e lesioni le accuse da verificare, tramite la ricerca di una linea di condotta ed un incrocio tra protocolli e gestione messa in campo in contrasto all’epidemia. Ma diverse sono le azioni ed i movimenti da analizzare da parte degli inquirenti, perciò si sequestra e si acquisisce di tutto: dalle cartelle cliniche ai dispositivi elettronici, ai registri ed alle procedure di analisi dei tamponi (seguendo infatti la linea di inchiesta avvenuta in una Struttura calabrese nella quale era si era verificato un inquinamento del materiale prelevato tramite i guanti sporchi dell’Operatore). Già ad aprile in Sardegna il Codacons si appellava alla Procura di Sassari perchè fermasse la cremazione delle salme al fine di stabilire la causa effettiva del decesso tramite autopsia. Ampiamente dibattuto infatti ma con incongrue risposte ricevute la mancanza di tamponi alle vittime, si trattava tutti allo stesso modo con l’idea che fossero a priori contagiate, ma neanche tamponi a chi ne veniva a contatto e a chi le gestiva.
I decessi sarebbero stati nascosti, soprattutto la conclamazione della causa Covid-19, ma per timore di cosa? Di certo per un blocco di tutta l’attività, di determinare un buco economico per la impellente necessità dei provvedimenti del caso: tamponi al personale con eventuale quarantena, così come ai pazienti, sconvolgimento dei reparti e sanificazione, acquisto di dispositivi di protezione, pagamento ai meschini operatori sanitari di plus orario, stravolgimento della logistica organizzativa di percorsi ad hoc, ecc., e tanto altro ancora. Troppa la spesa, conveniva forse tacere!?
Ora dovranno dimostrare di aver agito nel giusto, soprattutto di essersi trovati a gestire qualcosa di inaspettato, di inusuale, di aver fatto tutto il possibile.
Ma non servirà mimetizzarsi attaccati allo stato di necessità!

 

Giovanni Trianni
Infermiere Legale Forense
Ufficio Stampa Apsilef

 

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