Convegno Il rischio clinico e la gestione del contenzioso

12-14 febbraio 2020, Roma, Istituto di Medicina Legale, Università La Sapienza.

Cari lettori, oggi vogliamo restituirvi un pizzico di normalità o un diversivo per quei piccoli momenti di pausa dal Vostro nobile e indispensabile lavoro.
Lasciamo per un attimo il Covid-19 in un angolino per parlare dei temi che quotidianamente vengono trattati nel mondo sanitario legale e forense. Dal 12 al 14 febbraio 2020 a Roma, nell’Istituto di medicina legale dell’Università La Sapienza, si è tenuto il convegno “Il rischio clinico e la gestione del contenzioso” organizzato, come oramai accade da diversi anni, dai Professori V. Fineschi e P. Frati.

Diversi i professionisti a cui era aperto l’evento: medici chirurghi (tutte le discipline), odontoiatri, infermieri ed avvocati, rimanendo escluse le restanti professioni sanitarie.
Presenti gli infermieri per un totale di sette professionisti di cui quattro soci APSILEF, a riprova della grande professionalità che li contraddistingue e dell’interesse ad una preparazione ed aggiornamento impeccabili. APSILEF sempre presente in tutta Italia.

Lo scopo del convegno è stato quello di creare un “dialogo multidisciplinare” in materia di rischio clinico e di contenzioso medico-legale, dedicando interessanti momenti di confronto alla recente giurisprudenza, analizzando le cd. sentenze di San Martino della Corte di Cassazione in tema di responsabilità professionale.
Ma siamo sicuri che la ricercata multidisciplinarità sia stata raggiunta? Si può parlare di multidisciplinarità in tema di rischio clinico e gestione del contenzioso senza coinvolgere, ad esempio, la professione sanitaria di ostetricia?
La presenza e oso dire la considerazione infermieristica è sicuramente un traguardo ma ancora lunga è la strada per un vero riconoscimento della multidisciplinarità.
I lavori, come di consueto, si sono aperti con gli interventi delle autorità. Nonostante l’invito fosse esteso anche a FNOPI e la sua Presidente, gli infermieri non hanno potuto godere della loro rappresentanza istituzionale.
Vogliamo procedere ora all’analisi di alcuni argomenti di forte interesse.
Nunzia D’Elia, Procuratore Aggiunto presso la Procura di Roma, apre la discussione circa il contenzioso sanitario mettendo in evidenza il punto di vista del giudice. D’Elia riconosce la perizia come un elemento fondamentale nel dibattimento, per il giudice delle indagini preliminari e per il giudice dell’udienza preliminare.  Afferma che “bisogna arrivare ad una contaminazione di sapere” riconoscendo la fondamentale importanza dell’apporto tecnico scientifico che possono dare gli operatori sanitari che affiancano il medico legale nei collegi peritali oltre all’apporto insostituibile di quest’ultimo professionista. Il compito del perito è quello di far comprendere al giudice il sapere scientifico-sanitario e compito del giudice sarà quello di formulare un quesito il più chiaro possibile per far comprendere cosa si stia chiedendo all’esperto. Ovviamente, ricordiamo, le conclusioni in tema di responsabilità relative al caso concreto oggetto del giudizio spettano solo ed esclusivamente al giudice. Il perito, il collegio peritale, deve fornire al giudice tutti gli elementi per giungere ad una conclusione ovvero ad una decisione circa la responsabilità del/dei professionista/i sanitario/i.

Continuando sul punto è intervenuto Giacomo Travaglino, Presidente della III Sezione civile della Corte di Cassazione. Il Giudice, dopo aver velocemente esaminato i principi di diritto forniti dalle sentenze di San Martino e dopo una dura critica al comma 5 dell’art. 7 della legge 24/2017, ha esortato i professionisti presenti – in particolare i medici legali – a non focalizzarsi, nella stesura del loro elaborato e quindi nella loro attività di consulenza, sulla colpevolezza del professionista, ma ha consigliato di partire sempre dalla valutazione della causalità in quanto può sussistere un comportamento colpevole ma se è assente il nesso causale con l’evento danno tutto cade, non ci sarà responsabilità. Inoltre, ricorda come i fatti costitutivi fatti valere in giudizio debbano essere provati dall’attore, colui che fa la domanda, quindi dal paziente. Il nesso di causa rientra tra i fatti costitutivi.
Alberto Cisterna, Presidente della XIII Sezione civile del Tribunale di Roma, rammenta che allo specialista si richiede un giudizio di adeguatezza, deve cercare di comprendere se il trattamento del sanitario convenuto nel giudizio sia stato adeguato o meno al caso di specie. Le valutazioni in materia di nesso causale dovranno essere elaborate dai vari esperti presenti nel collegio peritale al fine di indurre il giudice alle opportune valutazioni finali.
Soddisfacente è stato assistere alla relazione di tali giuristi, non solo per i contenuti degli interventi di elevato spessore, ma anche perché si è avuta un’ulteriore conferma di come gli operatori del diritto non siano “medico-centrici” ma siano molto consapevoli della necessità dell’intervento di un professionista che abbia la cd. speciale competenza relativa al caso concreto. A conferma di ciò il linguaggio da loro utilizzato. Si sono espressi sempre con formule quali “operatori sanitari”, “esercenti la professione sanitaria”, “sanitari”.
Interessante è l’affermazione del Prof. Giuseppe Macrì il quale ha sottolineato l’importanza del ruolo del CTP, rimarcando che “non è un semplice accompagnatore della parte”. Come dargli torto. Ricordo ai lettori come anche nel nostro ultimo congresso il relatore Giudice Onorario Raffaele Bianchetti evidenziò questo aspetto. Non bisogna pensare che il professionista sanitario legale e forense possa rendere giustizia al suo ruolo solo se iscritto negli albi periti/ctu, diverse sono le attività di valenza che può svolgere, compresa la delicata quanto importante attività di consulenza di parte.
Un saliente spazio è stato dedicato al tema del fine vita, all’analisi della legge 219 del 2017 e alla recente sentenza della Corte di Cassazione in materia di suicidio assistito. Emozionante e momento di partenza per una grande mattinata di riflessioni è stato l’intervento di Valeria Imbrogno, compagna di Dj Fabo.

Nell’ultima giornata dei lavori del convengo è stato dato ampio spazio alla questione del rischio clinico approfondendo argomenti quali l’obbligo assicurativo e l’autoritenzione, potendo far tesoro delle esperienze portate da esponenti di diverse Aziende Ospedaliere come l’AO Universitaria Sant’Andrea, AO San Camillo Forlanini, il Policlinico Gemelli, l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù.
Ora non ci resta che rimanere in attesa del prossimo evento targato Sapienza!

 

Dott.ssa Daviana Binotti
Giurista
Ufficio Stampa APSILEF

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