Aggressione in ospedale, “solo” un caso di tanti

10/12/2016L’aggressione subita dall’infermiera della Geriatria nel presidio sarzanese, avvenuta il giorno della Immacolata, è solo uno dei tanti, troppi episodi simili che si sono verificati in molte strutture sanitarie italiane.

Peraltro, il motivo (cena fredda) era del tutto indipendente dalla possibilità di intervento della collega, considerato che i cibi per i ricoverati sono preparati altrove e consegnati al reparto, e poi distribuiti, da altro personale.
Il fenomeno è in crescita ed in costante studio: ed è ovvio che, oltre all’aspetto del rapporto fra le parti (che poi affronteremo), sono molte le conseguenze di queste azioni gravi: il personale sanitario che viene aggredito non può presentarsi al lavoro per un tempo talvolta anche lungo, a seguito delle conseguenze fisiche (e non solo) ; in certe realtà italiane familiari di persone ricoverate hanno anche sfasciato gli ambienti e i macchinari, costringendo la intera collettività a spese impreviste, e ritardi nell’utilizzo dei servizi sanitari stessi.A dimostrazione della diffusione del problema, il Ministero della Salute ha emesso, sin dal Novembre 2007, una ”Raccomandazione per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari”.
Anche la ASL spezzina, per inciso, ha inserito sul proprio spazio Intranet una scheda da compilare in caso di aggressione (anche verbale), sia in rispondenza ai dettati di questa Raccomandazione, sia per la necessaria misurazione del fenomeno.
Pochi anni fa, una sigla sindacale di categoria dedicò la propria campagna immagine al fenomeno, valutata la sua estensione.
Non tutte le aggressioni – in generale- vengono però segnalate, e questo certamente non aiuta la piena comprensione del fenomeno, né permette una adeguata pianificazione delle strategie.
Il nostro Collegio Infermieri IPASVI ha cercato più volte di far emergere la questione, che è ritornata molte volte alla ribalta della cronaca locale: nel 2013 due infermieri del pronto soccorso spezzino vennero offesi ripetutamente dal parente di un signore che aveva un forte mal di schiena ( a causa della contemporanea presenza di casi molto più gravi, l’uomo era in attesa di essere visitato: ma a giudizio del parente, l’attesa si protraeva da troppo tempo).
Il Giudice non solo condannò questo signore ad un risarcimento abbastanza pesante, ma indicò in sentenza che l’offesa era da intendere ”’rivolta a Pubblico Ufficiale”.
In realtà, un infermiere è un incaricato di pubblico servizio ma, da quando sono cambiate le normative sulla responsabilità professionale (Legge 42/1999 in primis) vi sono momenti della attività professionali nelle quali si ”transita” nel ruolo di Pubblico Ufficiale, aggravando le conseguenze per coloro che aggrediscono chi ricopre tale veste (in particolare, il ”transito” si ha durante la stesura di documentazione professionale o, era il caso del pronto soccorso spezzino, durante la attività di triage).
Siamo arrivati al punto di organizzare un evento che, in tutta sincerità, qualche anno fa non avremmo mai creduto di dover produrre: un corso per far capire, con l’aiuto di competenti esperti (inclusi conoscitori di relazioni interpersonali in momenti critici) come poter dissuadere l’aggressore o, in caso di insuccesso, a ”parare” le sue più pericolose mosse fisiche.
Per quanto riguarda il nostro ruolo ordinistico, se da una parte riteniamo di poter comprendere le situazioni di impegno emotivo di chi aggredisce, non riteniamo assolutamente giusto, né civile, essere testimoni di conseguenze potenzialmente importanti su chi viene aggredito, senza sostenere i colleghi.
Il nostro legale è a disposizione di chi viene insultato e percosso sul lavoro ed il nostro consiglio è – una volta completate le procedure necessarie, tipo la compilazione della documentazione interna- quello di procedere alla denuncia presso le Autorità competenti, esattamente come dovrebbe accadere se in una giornata- ed in un luogo- qualsiasi qualcuno ci aggredisce, verbalmente o fisicamente.
Esistono, se si è convinti di aver subito dei torti nel ruolo di utenti o familiari di ricoverati, certamente molti modi per segnalare i disservizi e le possibili anomalie (e purtroppo queste cose possono accadere, perché le attività dell’uomo, come le organizzazioni che produce, non sono mai perfette): ma deve essere chiaro che, nel momento in cui si passa il limite, spintonando il personale, colpendolo, o anche offendendolo, non si può pensare che non ci saranno conseguenze.

Di Francesco Falli

http://www.gazzettadellaspezia.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=63205:aggressione-in-ospedale,-solo-un-caso-di-tanti&Itemid=9897

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